Niente illumina la mente come il gioco. Stuart Brown
Guardare in profondità il gioco, e collocarlo in un contesto evolutivo, biologico, culturale e contemporaneo, significa rispondere parzialmente alla domanda: cosa significa veramente essere pienamente umani? O, per dirla in un altro modo, se il gioco si perde o manca, in un mondo complesso, mutevole ed esigente, ci sono gravi conseguenze negative, individuali e culturali, che colpiscono tutti coloro che lo perdono? L’eminente studioso del gioco, Joe Frost, nel suo avvincente libro “A History of Childhood Play and Play Environments” mostra in modo eloquente che la diminuzione, la modifica e/o la scomparsa del gioco durante il secondo ventesimo e l’inizio del ventunesimo secolo sta presentando una crisi che minaccia il benessere generale della nostra società, che probabilmente durerà per molte generazioni.
La voglia di giocare è radicata in tutti gli esseri umani, ed è stata
generato e raffinato dalla natura per oltre cento milioni di anni. Con il diluvio di informazioni provenienti da molte discipline è ora possibile specificare e integrare molti dei contributi del comportamento ludico allo sviluppo umano complessivo e alla sopravvivenza a lungo termine. Laddove la tradizione ha spesso relegato il gioco come un lusso umano non essenziale o almeno un lusso umano molto elettivo, quella generale percezione culturale errata non è più praticabile. In questo saggio non ci si concentrerà su ciò che viene scoperto e convalidato come i benefici del gioco, come l’autoregolazione, la curiosità, l’aumento della perseveranza, la progressiva padronanza e l’ottimismo, ma si porrà l’accento sugli effetti della privazione del gioco.
Una prolungata privazione del gioco umano, pone l’ipotesi di conseguenze disastrose per le competenze sociali e il benessere individuale, ed è stata associata e potenzialmente collegata alla predilezione per le attività criminali violente e antisociali.
Come scrive Jaak Panksepp in The Archaeology of the Mind, “Un rigoroso approccio scientifico al gioco rivela che tutti i mammiferi possiedono
un sistema cerebrale fondamentale, PLAY, che spiega l’inclinazione universale al gioco. Le ricerche attuali suggeriscono che il sistema PLAY può essere particolarmente importante nello sviluppo epigenetico e nella maturazione della neocorteccia….il riconoscimento universale del bisogno di gioco di ogni bambino può aiutare a plasmare sagge politiche sociali ed educative in futuro”.
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